ITALICUM E’ LEGGE, COLLINA: “LA GENTE CI CHIEDE DI CAMBIARE IL PAESE”

ravennaedintorni.it – Stefano Collina è un senatore Pd renziano della primissima ora. Faentino, continua ad appoggiare l’operato di Renzi senza se e senza ma, da vero fedelissimo, anche rispetto alla scelta di imporre la fiducia sul voto all’Italicum tanto sofferta anche da molti militanti.

Senatore, c’è chi nel partito sta vivendo la vicenda come una vera tragedia, il suo collega di partito Pagani, pur votando sì, per esempio la ritiene una scelta sbagliata…
«Non vedo drammi in giro, ho visto invece tante persone che ci chiedono di andare avanti per cambiare l’Italia. Tutti i governi hanno preso l’impegno di fare le riforme e nessuno c’è riuscito. Mi pare evidente che ci sia una saldatura tra le sorti del governo e quelle di questa legge che peraltro è il frutto di un percorso condiviso e che presenta i capisaldi di quanto il Pd ha sempre sostenuto e ricercato fin dalla sua fondazione».

Eppure anche Renzi appena un anno fa diceva che votare una riforma così ricorrendo alla fiducia non era nello stille Pd…
«Sono cose che accadono quando si cerca di fare dei patti seri e ci si accorge che non c’è la volontà, la capacità o non ci sono più le condizioni perché siano mantenuti. La fiducia diventa l’unico mezzo per imporre la trasparenza. Renzi non ha voluto correre il rischio, che era fortissimo».

Come si spiega l’atteggiamento di parte della minoranza e in particolare di Bersani che invece avversano sempre più apertamente il Premier?
«Non la spiego. Non capisco quale disegno politico sia sotteso a queste prese di posizioni. Capirei se volessero fondare un altro partito e andare a votare presentando una formazione di sinistra alternativa al Pd, ma questo non emerge in alcun modo. Tutte le azioni politiche possono essere legittime rispetto a un progetto, ma qui non si capisce quale sia il disegno. Sarebbe bello che qualcuno ce lo spiegasse».

Cosa risponde al suo collega parlamentare ravennate di Sel Giovanni Paglia che ha parlato di lutto per la democrazia? Sel era alleata del Pd solo due anni fa…
«Quando siamo arrivati qui in Parlamento, su 945 deputati, di renziani ce n’erano 50. La politica ha fatto sì che si siano create le condizioni per cui in una Repubblica parlamentare come la nostra si sia materializzata la volontà di fare delle scelte. E questo è successo con un percorso molto chiaro che è passato attraverso le primarie del Pd. Gli eletti si sono fatti carico della responsabiltà del Paese».

Sembra però che nel Pd il rischio di scissione sia quanto mai concreto…
«Sono nel Pd fin dalla sua fondazione e sono sempre stato in minoranza. Ho seguito le regole democratiche di un partito e non ho mai visto da parte della maggioranza accettare cose su cui la maggioranza non era d’accordo. Stare nella minoranza significa proprio questo, non avere la forza di imporre la propria idea o soluzione alla maggioranza».

Ma, dicono dalla minoranza odierna, l’attuale segretario non media e non ascolta. Voi vi sentivate ascoltati quando non eravate maggioranza?
«Mai al punto da ottenere l’ottanta percento delle cose che chiedevamo, come è capitato invece con l’Italicum dove su dieci modifiche proposte ne sono state accolte otto e respinte solo quelle che stravolgevano l’impianto della legge. Una legge che sta nel solco del lavoro fatto dal Pd. Mentre nella minoranza vedo un insieme di contraddizioni rispetto alla storia stessa del partito».

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