Il ruolo dell’Italia in Europa. Una visita in Montenegro

Giocare sullo scacchiere europeo per l’Italia non vuol dire solo difendere i propri interessi, pur fondamentali. Non stiamo negoziando unicamente dei margini di spesa (Fiscal Compact) o una più attenta gestione dei confini. Stiamo riportando temi strategici all’attenzione dell’agenda europea perché a questo ci richiama la nostra storia di popolo del Mediterraneo. L’attenzione che dinamiche e divisioni tutte interne sottraggono alle pur importanti questioni geopolitiche non deve far pensare che esse siano dimenticate dal Governo che, invece, sta usando molto del suo peso politico ed economico per costruire uno scenario equilibrato non solo sui temi di bilancio ma anche sull’evoluzione degli Stati Uniti d’Europa. Se ne accorgono di più all’estero se un giornale autorevole come The Guardian fa un’endorsement – dopo tanto tempo – al governo Renzi giudicando l’Italia pronta più di altri Paesi a guidare con saggezza l’Europa. Certo è che si procede un po’ come gamberi a causa delle cogenti questioni che investono l’UE, in primis la migrazione, non più solo economica, dei popoli.

E’ un fatto che, dopo le elezioni europee, il PD sia la maggiore forza politica di sinistra del continente e con questa forza possa dare propulsione e senso a temi come l’allargamento dell’UE ad altri Paesi e soluzioni ai fenomeni migratori di scala globale.

Sono da poco stato, con una delegazione del Senato guidata da Vannino Chiti, in visita istituzionale in Montenegro, il piccolo stato balcanico che attraverso il Protocollo di adesione alla NATO sta iniziando un importante processo di integrazione nelle isituzioni europee che porterà più avanti all’ingresso nell’UE.

Il Montenegro ha vissuto anni difficili a causa del sanguinoso conflitto dei Balcani che ha significato una crisi migratoria alla quale questo piccolo Paese ha risposto con dignità e lungimiranza: ha infatti accolto ben 120.000 profughi che su una popolazione di 650.000 abitanti da immediatamente la proporzione di un fatto epocale.

Come i nostri padri 70 anni fa, i Balcani stanno vivendo un’era post bellica che fa prosperare le energie, gli entusiasmi e la voglia di farcela. Il Montenegro, che il suo processo di indipendenza lo ha vissuto in maniera non cruenta, sarà un convinto alleato per l’Europa che vogliamo noi, perché altri euroscettici non ne servono proprio!

Il processo di integrazione naturalmente non è solo politico, anche se politica e istituzioni devono manovrare  il timone affinché il sistema paese trovi le condizioni per collaborare nel settore economico  e in altri settori strategici.

E’ già realtà che Terna stia posando cavi  per il trasporto di energia elettrica tra Montenegro  e Italia oppure che a2a sia socia dell’EPCG (ente nazionale elettrico montenegrino) o ancora che i porti commerciali del Balcani siano spesso gestiti in sinergia con attività e partner economici italiani.

I Balcani non sono ricchi di materie prime e di risorse naturali come alcuni paesi asiatici che stanno conoscendo degli importanti trend di sviluppo ma non sono solo gli aspetti economici a dettare le condizioni per rapporti di “buon vicinato” e per un importante sostegno a percorsi di sviluppo democratico.

L’Italia ha interesse a creare stabilità politica ed economica in tutto il bacino del Mediterraneo, a partire proprio dai Balcani, dove anche la presenza di significative comunità di italiani rappresenta una non trascurabile cerniera culturale e ponte di integrazione.

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