Una rete di città tra arte, cultura e pace

Non è pretenzioso affermare che anche la ceramica può aiutare a costruire percorsi di pace. Non sarò certo il primo a sostenere che attraverso la cultura e l’arte maturano sensibilità e conoscenze che generano atteggiamenti più tolleranti e convivialità, prodromi di una pacifica convivenza. E il riconoscimento che l’Unesco ha attribuito tempo addietro al Museo della Ceramica di Faenza, definendolo “Monumento testimone di una cultura di pace”, ne è una conferma.

Per questo gioisco alla notizia della costituzione dell’ennesima Associazione di Città della Ceramica, ultima figlia del movimento che dall’Italia stiamo promuovendo con tanto impegno. Si tratta dell’AGCC, nata in Germania e frutto di legami rafforzati in questi anni a partire dalla mostra mercato di Hoehr-Grenzhausen.

Guidata da Michael Thiesen, la neonata associazione tedesca trova le radici proprio a Faenza dove, durante la manifestazione Argillà nel 2014, viene espressa la volontà di unire 8 città tedesche della ceramica – destinate presto a diventare 15 – ed entrare a far parte della rete europea che fa capo all’Aeucc, portando il numero di città aderenti nel continente a oltre 100. La Germania si unisce a Italia, Spagna e Romania e presto arriveranno Polonia e Repubblica Ceca ma anche Portogallo, Slovenia e Ungheria.

Una rete di città che hanno il pregio di saper lavorare il caolino e che mettono insieme tradizioni antiche, saperi artigianali e passione per l’arte producendo capolavori di estro e gusto che trovano poi asilo nelle nostre case, nei musei, nei libri e nella storia.

Noi dell’AiCC – Associazione italiana Città della Ceramica – siamo fieri di aver avviato nel 1999 questo percorso di aggregazione in Italia che significa dare visibilità, prestigio, arricchimento attraverso scambi e relazioni ad un’arte che è ancora troppo sconosciuta ai più. E siamo anche convinti che questa forma di conoscenza si aggiunge ad altri canali di integrazione europea contribuendo senz’altro ad una più coesa marcia verso un’Europa che vogliamo pacifica e variegata.

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