Il Milleproproghe: un autobus con meno fermate e più efficace

Dopo l’approvazione alla Camera della conversione in legge del decreto-legge n. 210 del 30 dicembre 2015 sulla “Proroga di termini previsti da disposizioni legislative” – noto come Milleproroghe – la discussione approda in Senato per il voto finale.

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Come ho detto in aula stamani è dal 2001 che il decreto milleproroghe viene adottato per rettificare le scadenze di numerose leggi e raggiungere più efficacemente gli obiettivi previsti. Ciò vuol dire che, nell’alternanza di governo, molte forze politiche hanno sostenuto i pro e i contro di questo provvedimento. Occorre però dare atto al Governo Renzi di aver proceduto negli ultimi anni ad un’azione che, gradualmente ma inesorabilmente, ha attaccato le cause originarie delle deformazioni insite nel milleproroghe, cominciando in modo significativo a riorganizzare le materie e, quindi, a dare una forma più precisa a ciò che viene toccato non solo da questo ma anche da altri provvedimenti, a partire soprattutto dalla Legge di Stabilità. Anche la riduzione dei decreti attuativi va in questo senso, giacché le proroghe sono spesso legate alla mancanza di strumenti attuativi di leggi che sono state emanate come pure il contributo positivo della riforma della Pubblica Amministrazione poiché la PA rappresenta, da sempre, uno degli elementi originari che spesso ci porta ad affrontare dei temi legati ad aspetti organizzativi e di razionalizzazione che richiedono di essere risolti ricorrendo, appunto, allo strumento della proroga. Infine, anche la semplificazione del quadro istituzionale eviterà l’esuberanza del ricorso al milleproroghe perché nel nostro Paese l’attuazione delle leggi passa attraverso un’azione concertata che coinvolge lo Stato, ma anche le Regioni e dunque i diversi tempi con cui ciascuna Regione esercita le proprie competenze comportano la necessità di intervenire operando una sorta di manutenzione e verifica dello stato di attuazione di determinate leggi.

E i dati mostrano queste evidenze: il decreto milleproroghe adottato nel 2015 conteneva 80 interventi proposti dal Governo, cui se ne sono aggiunti 80 all’interno del percorso parlamentare. Quest’anno il provvedimento ne conteneva inizialmente 45, a cui durante il percorso parlamentare (che oggi si attua secondo uno schema di monocameralismo alternato), se ne sono aggiunti altre 60.

Il lavoro svolto negli ultimi anni ha quindi portato effettivamente a ridurre l’utilizzo di questo strumento, contraendone l’uso improprio: ora abbiamo un autobus che arriva al capolinea di decisioni importanti senza troppe fermate.

Con il provvedimento in esame oggi si danno delle risposte concrete e forti a dei temi importanti. Penso, ad esempio, all’attuazione della legge 7 aprile 2014, n. 56 (cosiddetta legge Delrio), in relazione alla quale si interviene oggi sui temi che riguardano i dipendenti delle Province, ma anche misure che tengono conto di contesti di emergenza di vario tipo come il comparto della sicurezza, sia per un generico, ma necessario rafforzamento delle Forze di polizia, sia per la lotta specifica al terrorismo oppure le calamità e i disastri ambientali.

C’è anche un importante riordino della materia delle politiche del lavoro: le imprese vengono sollevate dal contributo di licenziamento nel cambio di appalto, cosa che avviene negli appalti pubblici dei servizi ma anche nelle aziende partecipate. Un caso che stiamo vivendo direttamente sul mio territorio è relativo all’obbligo, per i contratti sociali, di riassunzione da parte del vincitore dell’appalto dei dipendenti che sono stati licenziati dal precedente gestore, sollevando quest’ultimo dal contributo di licenziamento. Poi ci sono norme a sostegno degli investimenti pubblici relativi ad appalti, alle procedure di affidamento e ad una maggior efficacia per l’intervento degli Enti Pubblici nei confronti di un tema indifferibile come l’edilizia scolastica.

Infine, spero che con questo decreto milleproroghe si registri l’ultima puntata relativa al Sistri perché si tratta di una storia che abbiamo affrontato troppe volte. Sappiamo però che un sistema di tracciabilità dovremo istituirlo quindi oggi va sostanzialmente ad esaurirsi una gestione ed un pensiero che aveva trovato in uno strumento del passato la soluzione: dovremo sicuramente trovarne un’altra.

Infine, c’è la questione della trasparenza dei bilanci dei partiti che non sono una ricetta segreta, come quella della Coca Cola. È necessario sapere come vengono spesi i soldi e questo è un fatto importante. Non tutte le forze politiche che oggi sono rappresentate in questo consesso sono in regola da questo punto di vista. Abbiamo inserito norme stringenti riguardo a questo tema perché certe volte piacerebbe anche a noi sapere come si fa a gestire un partito o un movimento politico con un bilancio pari a zero. Purtroppo le leggi e le norme che abbiamo nel nostro Paese, dal punto di vista logico, dicono che ciò non è possibile. Quindi se esiste veramente un modo per riuscire a fare questo lo vogliamo imparare tutti. Diversamente bisogna presentare i bilanci.

 

Qui il provvedimento approvato alla Camera:  http://www.deputatipd.it/files/documenti/133_Proroga%20di%20termini%20previsti%20da%20disposizioni%20legislative.pdf

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