Meno spreco, più solidarietà

Pepe Mujica, già presidente dell’Uruguay, dice: “Inventiamo una montagna di consumo superfluo che compriamo e buttiamo via. Perché quando io compro qualcosa, o tu, non lo compri con i soldi ma con il tempo della tua vita che impieghi per avere più soldi”. 

In effetti vista in questo modo la nostra tendenza a consumare e, peggio ancora, a buttar via parte dei prodotti che ci affanniamo a procurarci è più che mai uno “spreco”. Di denaro, di tempo nostro e di altri, di risorse naturali e umane, di senso.

E i dati sugli sprechi nel mondo – resi noti dalla Fao – rendono ancora più cupo questo scenario: la quantità di cibo che finisce tra i rifiuti nei Paesi industrializzati (222 milioni di tonnellate) è infatti quasi pari  alla produzione alimentare disponibile nell’Africa subsahariana (230 milioni di tonnellate). E parliamo solo di cibo.

Perché lo spreco alimentare è sicuramente quello che maggiormente interroga le nostre coscienze e anche la nostra intelligenza ma di sprechi ce ne sono anche fuori dalla tavola.

Con impatti economici, ambientali ed etico-sociali enormi.

L’impronta ecologica dello spreco è forse la più profonda ferita che si procura alla società delle relazioni perché è una sconfitta del senso civico, della solidarietà, della giustizia.

Sappiamo di avere il privilegio di vivere in una parte del mondo che ha facili approvvigionamenti, poche sacche di indigenza se confrontate ad altri continenti e una buona capacità di discernimento. Ma perché non usiamo bene questi privilegi?

L’esempio che ci viene da bellissime iniziative come quella del Banco Alimentare e del Last Minute Market – ma ce ne sono molte altre – è di grande monito.

Solo in Lombardia più di 18 tonnellate di alimenti sono state recuperate e redistribuite  nel 2015 e le porzioni di pasti così ottenute sono state 356 mila  permettendo di assistere oltre 250 mila persone.

Non riusciamo a regolare i nostri consumi né a monte né a valle e qualcuno ci mostra una strada che è sicuramente importante ma è solo un cerotto sulla ferita. Perché non impariamo a non procurarci la ferita? Come in molti ambiti, anche nell’approccio ai consumi la prevenzione è un ottimo deterrente al danno.

E allora ben venga l’educazione alimentare nelle scuole che io assocerei all’educazione ambientale e all’educazione alla cittadinanza e alla solidarietà.

Intanto è urgente continuare a mettere cerotti: il contrasto allo spreco alimentare è uno dei 17 obiettivi sostenibili del millennio delle Nazioni Unite e uno dei punti centrali della Carta di Milano, firmata da più di un milione di persone. Expo 2015 ha avuto il merito di provare a richiamare l’attenzione del mondo su questo tema, segno che si è davvero arrivati ad un bivio: perché lo spreco diventa rifiuto – è un ciclo di morte invece che di vita – e noi sappiamo anche quanto sia difficile oggi continuare a “produrre” rifiuti che non sappiamo più come smaltire efficacemente.

E uno dei lasciti più importanti dell’Esposizione Universale di Milano è stato raccolto dall’onorevole Gadda alla quale va il merito di aver  presentato una proposta di legge costruita con un lungo e approfondito dialogo con tante associazioni e istituzioni impegnate su questo tema, per portare il recupero a 1 milione di tonnellate di cibo – oggi In Italia se ne recuperano circa 500 mila tonnellate (su 5,6 milioni di tonnellate). Ne abbiamo parlato sabato 5 marzo a Faenza.

Spreco_alimentare

Al centro della proposta di legge (http://www.mariachiaragadda.it/legge-sprecozero-piu-vicina-al-traguardo/) ci sono i concetti di responsabilità e dono e la valorizzazione del grande impegno del terzo settore, del volontariato e delle associazioni che si occupano dell’indigenza.  Un grande patrimoni del nostro Paese.

 

E questo è stato uno dei commenti all’evento …. c’è di che stare sereni!

FB_Barnabe

Mi sono preso 5 minuti per rispondere, convinto che nessuno abbia l’appannaggio (inteso proprio come concessione di favore) delle citazioni, sempre che siano usate in modo rispettoso e lecito.

Caro Vincenzo

Nel mondo e nella storia ci sono tante persone che con la loro vita e le loro parole ci interpellano. Ciascuno con la propria sensibilità raccoglie quanto di buono ritiene e cerca di contestualizzarlo nel proprio tempo e nei propri luoghi, con proposte concrete.

Questo, con metodo democratico in definitiva è la politica.

In altre parole è la base per un confronto proficuo anche partendo da posizioni  differenti.

La tua osservazione, dal mio punto di vista, non è la base per il confronto, ma per lo scontro basato sulla delegittimazione dell’altro, e in questo sì, devo ammettere, come pentastellati siete molto coerenti.

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