LIBERO, “AL VOTO”: MATTEO PRENDE IL MATTARELLUM

Il mio commento su “Libero”, riguardo legge elettorale e clausola di salvaguardia.

Roma – L’emendamento sarà di una riga o poco più. Dirà che, nel malaugurato caso in cui la legislatura finisse prima del tempo e il Parlamento non avesse approvato la riforma del Senato, nella Camera Alta si voterà con il Mattarellum. Cioè il 75% dei seggi assegnati in collegi uninominali, mentre il 25% attraverso preferenze. Un sistema che premierebbe soprattutto il Pd (ma va bene anche alla Lega e ai Cinque Stelle), mentre penalizza Ncd (c’è lo sbarramento al 4%), Forza Italia (per via dei collegi) e la minoranza del Pd (essendoci i collegi, il potere del segretario è più forte). A presentare la modifica, firmandola in calce, sarà oggi pomeriggio il senatore Stefano Collina, componente delle prima Commissione, romagnolo di Faenza e renziano di provata fede. Prova che ha il pieno appoggio del presidente del Consiglio e del ministro Boschi. La quale, del resto, proprio ieri, in commissione, dove si sono votati gli emendamenti che prevedono la soglia di sbarramento al 3%, quella per il premio di maggioranza al 40%, i capilista bloccati e due preferenze, ha parlato dell’ipotesi di resuscitare il Mattarellum, nel caso in cui la legislatura terminasse anzitempo. Si torna, insomma, alla clausola che l’anno scorso aveva provato a introdurre Roberto Giachetti, con un ordine del giorno che poi il Pd (allora guidato da Bersani) aveva boicottato. Sempre ieri è stato riscritto l’ordine del giorno Calderoli, eliminando la parte in cui si lega l’entrata in vigore dell’Italicum alla conclusione della riforma costituzionale. Non solo, quindi, si è eliminata la garanzia di votare solo a processo di riforma concluso. Ma, oggi, si regolamenterà l’ipotesi di andare a votare in anticipo. Due indizi non fanno una prova, ma non sono poco. Certo l’iniziativa risponde alla preoccupazione sollevata da alcuni ex presidenti della Consulta, secondo cui, in caso di interruzione della legislatura e con le riforme costituzionali non concluse, l’Italicum, disegnato per una sola Camera, non sarebbe stato applicabile. Ma, come avevano obiettato molti costituzionalisti, sarebbe entrato in vigore il Consultellum. L’emendamento Collina ha proprio lo scopo di evitare questa ipotesi: che si possa votare con un proporzionale puro, che al Pd non converrebbe. Il significato politico è evidente. Intanto il fatto che ci si preoccupi di togliere dal tavolo il Consultellum dice che la possibilità di un voto anticipato è messa in conto (se fosse considerata impossibile, non ci si prenderebbe la briga di regolarla). Nello stesso tempo, la scelta di un sistema di voto favorevole al Pd è un’arma puntata contro chi puntasse a intralciare le riforme (condizione che Renzi ha sempre posto per arrivare al 2018). Per dirla con un fedelissimo del premier, l’operazione Mattarellum può funzionare come «spauracchio» o come «ipotesi concreta». Il primo uso lo spiega bene a Libero il senatore Collina: «Dobbiamo portare a termine questa legislatura riformatrice. Dopo di che, è un percorso che ha bisogno di garanzie. Così come hanno bisogno di garanzie quelli che vogliono portare avanti la legislatura, ha bisogno di garanzie anche chi governa. Nessuno si mette nelle mani degli altri, ma ci affidiamo a un quadro che si tiene se si fanno le riforme». Tradotto: noi puntiamo al 2018. Ma attenzione, perché se qualcosa va storto, si vota. E non con un sistema basato sulle preferenze, sui cui firmerebbe, per esempio, la minoranza del Pd, perché toglie potere al segretario nella composizione delle liste. No, si va a votare con il maggioritario, per cui chi guida il partito decide chi mettere nei collegi. L’altra faccia della medaglia è, come detto, attrezzarsi all’«ipotesi concreta» di un voto anticipato. Un’eventualità che in molti, nella cerchia del premier, cominciano a prendere in esame. Se la condizione economica non migliorasse, se l’Europa chiedesse un manovra correttiva, potrebbe convenire a Renzi passare all’incasso. Anche perché la luna di miele sembra sia finita, come spiega a Libero Alessandra Ghisleri di Euromedia Research. «L’inchiesta su Roma è diventato un caso nazionale. C’è stata una ripercussione su tutti i partiti coinvolti. Ne ha guadagnato solo la Lega». Il contraccolpo, secondo i sondaggi fatti da Ghisleri per Ballarò, si vede non tanto nelle percentuali, per quanto il Pd ha una flessione. La perdita è di consensi in termini assoluti, come conferma il forte aumento dell’astensione. Dove perde Renzi? «Soprattutto nell’elettorato ex berlusconiano», quello che gli aveva consentito di arrivare al 40%. «Renzi ha alzato l’asticella delle attese, promettendo un cambiamento radicale. Ma tutto implode se anche sotto il suo mandato accadono vicende come quelle. Non c’è solo delusione, c’è rabbia. E’ come se la gente dicesse: e tu adesso come fai a garantirmi la veridicità di quello che mi hai promesso?».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *