DA VOTO PARTITO CON PUNTI DI VISTA DIVERSI MA UNICA CONSAPEVOLEZZA

Ho sempre avuto difficoltà a spiegare cosa fosse un partito a vocazione maggioritaria. Oggi non servono parole per spiegare una teoria, ma servono le parole giuste e condivise per descrivere una nuova realtà, quella del PD uscito dalle urne delle europee.
Raccogliere oltre 11 milioni di voti, significa avere raccolto il voto dell’operaio e dell’imprenditore, il voto del dipendente pubblico e delle partite iva, il voto dei giovani e dei pensionati.
Il PD, oggi, è un partito che compone gli interessi in modo programmatico dando al Paese una prospettiva di opportunità: l’operaio vota PD perché vede per sé un futuro di speranza, così come il suo padrone lo vede per sé e per la propria impresa e lo stesso vale per gli altri cittadini che ci hanno votato, pur vivendo realtà e condizioni anche molto differenti.
Questo cosa vuol dire? Vuol dire che questo è un voto che ci cambia radicalmente, perché dimostra che la scommessa di Matteo Renzi di riscattare la politica restituendole autorevolezza, acquista dati concreti e positivi di riscontro. Soprattutto ci cambia perché pone la politica e il PD in una posizione di interlocutore della comunità, fatta di una nuova autonomia e di una nuova forza. Oggi il PD se vuole mettere a valore questo risultato deve continuare a parlare al Paese strutturandosi per fare questo al meglio.
Questo voto ci cambia perché non esiste più il problema di decidere se essere organizzati in modo pesante o leggero, quanto essere strutturati nel modo giusto per parlare efficacemente al Paese, agli elettori nella loro pluralità e, per esempio, non più solo agli iscritti.
Abbiamo un patrimonio enorme in questo senso: è il popolo delle primarie. Che noi in realtà conosciamo poco, al massimo gli indirizzi per mandare qualche invito o comunicazione, ma mai abbiamo fatto o pensato un lavoro che vada a profilare questi dati, che ci metta in grado di interloquire direttamente con i cittadini che ci votano, ma soprattutto di conoscere storie, difficoltà, speranze e attese di persone che nel quadro di equilibrio ed equità che il PD riesce ad assicurare, hanno colto la necessità di cambiamento della comunità italiana, abbattendo rendite e privilegi e restituendo centralità alle politiche rivolte ad un futuro di opportunità.
In definitiva e in sintesi, il PD è oggi il partito centrale della politica italiana
e questa consapevolezza deve essere un dato comune che non ammette discussione. La discussione su temi e scelte sarà come sempre la linfa vitale del PD, ma dovrà essere orientata da questa unica consapevolezza che, esercitata con responsabilità, potrà portare a temperare i massimalismi che restano sterili, raggiungendo dei risultati concreti che fanno avanzare la nostra democrazia.
Sono queste le basi su cui ricostruire una nuova classe dirigente nel PD a tutti i livelli e la nuova e ricercata gestione partecipata del partito nazionale dovrà rispecchiare questi criteri, trovando quindi una strada concreta e percorribile per superare le correnti come sono state intese fino ad oggi.

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